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lunedì 15 febbraio 2010

Voci dei Pigmei Aka. Un esempio di organizzazione musicale di un sistema comunitario

I pigmei Aka vivono nelle foreste pluviali dell’Africa centrale, la loro profonda interazione con la natura si può paragonare a quella madre/bambino. La foresta è il legame parentale, il rispecchiamento è immediato ed i tratti simbiotici sono assimilabili. Infatti si può constatare che gli Aka considerano la foresta, in cui avvengono tutti i loro canti, le danze e le narrazioni, come una madre protettiva, mentre nei villaggi sono piuttosto sospettosi e vedono i contadini e la vita più urbanizzata come potenziali minacce.

I pigmei Aka non imparano la musica, crescono con la musica ed il canto nel modo più spontaneo possibile e con risultati d’insieme sorprendenti.
Questa concezione di essere a contatto quotidianamente con un percorso musicale, comune in passato anche nelle culture popolari europee, nel mondo industrializzato è andata a perdersi progressivamente.

La loro musica1 è quasi esclusivamente vocale, la tecnica è simile allo yodel (passaggio rapido dalla voce di petto alla voce di testa) e, indicando il carattere giocoso e naturale, viene chiamata pure “mebasi, mongombi” che si può tradurre in “gioco vocale”. Ognuno prende parte in modo diverso ed eguale misura nella tessitura musicale con degli intrecci contrappuntistici, paragonabili alla polifonia vocale occidentale del 1400, per esempio la Passacaglia o l’Ars nova.

Il canto si compone di semplici fonemi, sillabe senza senso, accompagnato dal battito ritmico delle mani o di legnetti.
La “performance” musicale non può essere intesa nel senso che le diamo noi, visto che la mancanza di un vero culto della personalità porta a limitare i vari esecutori a delle parti soliste funzionali alla comunità. Non esistono dei ruoli gerarchici nell'organizzazione sociale ed in quella musicale, un individuo assume le funzioni di leader del canto o della danza, che sono strettamente associati, ma non importa che abbia la voce più bella o sia il danzatore più agile, chiunque può entrare a far parte del gruppo in qualsiasi momento e nessuno può obbligare un altro membro della comunità a partecipare ad un evento contro la sua volontà, rispettando così un concetto egalitario a cui tante società moderne aspirano.

Di conseguenza la musica gioca un ruolo importante come collante sociale, un legame con la comunità che si costruisce anche tramite un processo artistico-creativo.
Non c’è nulla di esplicitamente terapeutico, al limite ci può essere una finalità preventiva considerando che i presupposti di un sano equilibrio psichico hanno come base un minimo di partecipazione in un processo creativo o di sufficiente interazione con l’ambiente in cui si vive. In questo contesto musica (fatto sonoro) e terapia (relazione) sono così strettamente correlati e amalgamati che non possono essere nettamente distinti.

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